Ricevo e pubblico:
Gioventù da bruciare? Se mai da riaccendere. Il convegno organizzato all’aula “Calamatta” dal Cst Aurhelio su droga e disagio giovanile è servito a mettere in luce proprio il fatto che i fenomeni di malcostume, dal vandalismo al bullismo, nascono proprio dalla mancanza di quelle sane pulsioni, anche “ribelliste”, che in genere hanno sempre caratterizzato le nuove generazioni. In apertura il moderatore Robert Vignola ha portato il saluto di Fulvia Fanciulli, ormai ex assessore alle politiche giovanili, mentre Massimiliano Baldacci di Aurhelio ha spiegato i motivi dell’iniziativa nella necessità di “smuovere le acque sull’argomento, chiamando persone che di questi temi si occupano quotidianamente”. A proposito di relatori, la delegata ai servizi sociali Chiara Guidoni ha rilevato come “gli aumentati ritmi della vita moderna hanno fatto esplodere dissidi incontenibili e sollecitato i giovani con mille inganni, ma a volte basta uno sguardo superficiale ai figli per accorgersi che in terapia dovrebbero andare i genitori”. Non solo famiglie con genitori troppo “carrieristi” sul banco degli imputati: l’intervento di Mario Tuti, ex terrorista ed oggi volontario a Mondo Nuovo, ha introdotto la figura del “pulcino mannaro. Sono i giovani odierni, persone con velleità molto alte ma dalla personalità estremamente infantile. La maturazione manca perché non solo la famiglia, ma la scuola e il senso stesso dell’educazione è latitante: ai ragazzi bisogna dare essenzialmente un carattere”. “Sporcarsi le mani con i ragazzi prima di videosorvegliare” è stata la raccomandazione di Cesare Foschi, educatore di struttura a Roma dove opera con ragazzi disagiati e dei campi Rom, che ha attaccato la “metafisica del successo della società odierna.
lullo
lullonostro@gmail.com
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